Maratona di Valencia
Maratona di Valencia
Quando il corpo direbbe NO
Di una settimana passata nella terra valenciana, racconterò quello che riguarda l’attività, sportiva, troppo lungo sarebbe descrivere i sentimenti provati in questi giorni, in un luogo, così più ‘caldo’ della terra di origine.
Per parlare della gara parto da lontano, dalla visita a Valencia del mese di Gennaio, dall’aver assaporato in quell’occasione come ‘l’inverno’ possa essere tremendamente più mite in questa terra e dell’idea… di prendere parte a quella maratona dal nome …strano ‘Divina Pastora’ che poi si rivelerà molto meno altisonante…. semplicemente il nome dello sponsor… una freddissima compagnia assicuratrice…. il germe in me cresce e si perfeziona nei mesi seguenti, l’ipotesi di una vacanzina e il supporto morale nella scelta di amici podisti… hanno portato alla scelta definitiva. Una Maratona autunnale era nei programmi, la scelta doveva ricadere tra Valencia e Firenze entrambe a calendario nella stessa data. La scelta fatta senza concertazione con l’amica podista forse è stata egoistica… Firenze avrebbe consentito, una volta ancora, di (ri)costruire il microcosmo delle attività sportive, ma mi farò perdonare,… l’idea di correre in un prolungamento d’estate era troppo coinvolgente, poi la contemporanea 10K avrebbe consentito l’attività sportiva anche a Marina (speravo facesse la maratona, comunque brava) .
Partenza di Giovedì mattina, aereo pieno di podisti, magri e convinti…; IO che ci faccio ?… non importa lo sport non richiede, solo, supereroi, io non lo sono di sicuro, ma sono determinato a fare la mia quarta maratona e a finirla.
Venerdì… turismo, shopping… e ritiro pacchi gara, con una notizia infausta…. i pettorali della 10km, dove doveva iscriversi Marina, sono finiti…: consiglio dell’addetto… ‘fare la portoghese’ (così sarà). Uno strano malessere nel frattempo si era impadronito del mio corpo e alla sera terribile novità: quel malessere generalizzato si è manifestato con una moderata febbre a 38° verificata con un nuovissimo termometro (acquistato per le ipocondrie di Marina ) #@[“¥~#@! azzz… porc… putt… terribile, CHE FARE, non voglio rinunciare, ma neppure rovinarmi, vabbè, vediamo… si comincia con aspirine, tachipirine…. tutto quello che c’è in borsa.
Sabato febbre scesa, ma temo solo per i farmaci, lo stato fisico è pessimo, il morale pure, tiriamo avanti e speriamo… aspirine… ‘alla bisogna’ (spesso) giornata rilassante di turismo e poi rientro in citta dove decidiamo di posizionare l’auto in prossimità dell’arrivo, per poterne usufruire al termine della maratona per evitare ulteriori chilometri di cammino. Preleviamo una ‘valenbisi’ (bici pubblica di Valencia) con la nostra tesserina e rientriamo in albergo!!
Prenotazione taxi, ore 8 davanti all’albergo: i mezzi pubblici sono in sofferenza, auto impossibile, a piedi lunga…, in bici forse, da bravo podista, scelgo la pigrizia!
Domenica: Giorno della Maratona:
sveglia ore 7, è ancora buio, colazione e vestizione, le strade sono vuote, i locali hanno orari molto soft!!, il taxi è puntuale e in un baleno arriviamo nella zona di partenza, tanta gente, ma proprio tanta, settemila iscritti alla maratona, cinquemilacinquecento iscritti alla 10K, gli imboscati, i turisti, gli accompagnatori, i locali, le persone del supporto… una massa di persone significativa per l’area della partenza. La partenza si svolge nella ‘Ciudad de las Artes y de las Ciencias’ quella nuova area architettonica modernissima disegnata da Calatrava, che con il suo impeccabile bianco glaciale si contrappone ai colori dell’alba e poi al cielo blu di questo luogo. L’area è pienissima, l’organizzazione germanica, un’area molto ampia in cui lasciare le borse in modo ordinato
gestita da efficienti ragazze dell’organizzazione, una sterminata fila di lettini per i massaggi, un’ampia area ristoro, indicazioni precise per entrare nella propria griglia…. Veramente Bravi. La migliore organizzazione vista tra le mie esperienze podistiche.
Finisco la vestizione, bevo Polase, allaccio meticolosamente le scarpe, preparo la cintura con soldini, cellulare, due gel e consegno tutto il resto alle addette, nel frattempo Marina se ne andrà verso la macchina a depositare il suo abbigliamento pre-gara, il vantaggio di essere iscritti è anche di avere la zona deposito, per i portoghesi… la prossima volta, Marina, iscriviti per tempo 😛
La partenza è sulle due campate del ‘pont del real’ che attraversa il parco di Turia; una campata riservata per la maratona, l’altra per la 10K. Entro nella mia zona, come sempre quella per ‘i veicoli lenti’, non arrivo presto, quindi devo accontentami di rimanere piuttosto indietro, nella zona del pacer delle 4 ore e 15, una marea di gente intorno a me, musica ‘a buco’, molti italiani, abbigliamenti, originali, davanti a me un centurione romano, ma che fatica farà a portarsi tutte quelle cose fino al traguardo, ci arriverà in realtà poco dopo di me(visto dal filmato). Mancano pochi minuti al via, mi libero della maglia usa e getta e rimango con abbigliamento minimo da podista, corto sopra e sotto, ma non serve nulla di più… qui è primavera.
Parte la massa della Carretera de Valencia… poco dopo tocca noi, passano i soliti minuti al passo in attesa di transitare sopra i sensori cronometrici e VIA, si comincia a trotterellare, la gente è tantissima, Valencia può sfruttare una viabilità impressionante, due carreggiate a quattro corsie stracolme di podisti, rendono la situazione non particolarmente opprimente e si riesce già da subito a correre senza grandi difficoltà, il pacer delle quattro ore è un centinaio di metri avanti a me, spingo oltre quanto progettato per raggiungerlo, mi riesce facile, vabbè proviamo a rimanere in gruppo, poi come sempre sento di dover andare del mio passo, accelero un poco, speriamo di non pagare la fatica nella seconda parte. Gente a bordo strada abbastanza, pensavo di più, non che sia poca, ma nella mia immaginazione su questa maratona immaginavo ali di folla a bordo strada, qui molte persone, tutte attorno alla zona perfettamente transennata dove si svolge la corsa, la compagnia dei diecichilometristi che corrono nella carreggiata limitrofa, molti saluti tra i due gruppi, scherzi, sorrisi, un’atmosfera rilassata, forse una della migliori ragioni per partire in ultima, l’assenza dello stress da risultato, tutti ad un passo moderato e rispettoso della distanza da affrontare, un passo che consente sorrisi e scambi di battute con i vicini, peccato il mio spagnolo sia pessimo e i molteplici tentativi dei podisti in vicinanza naufragassero dopo lo scambio di poche battute, bello però, mi piacciono gli spagnoli, molto, sono mediterranei, vivaci, socievoli, solari, sono cresciuti civilmente meglio di tanti altri, decisamente vivrei bene in questa terra: molti vantaggi del nostro meridione senza tanti dei suoi problemi, vivendo la settimana da esterno appare così, da cittadino forse la visione sarebbe differente, ma solo guardando le infrastrutture della città si ha la netta impressione che i soldi siano stati spesi meglio qui che in Italia.
Torniamo alla corsa, i cartelli chilometrici sono puntuali, ogni chilometro a scandire le fatiche fatte e quelle future, purtroppo la strada iniziale andrà fatta sia nell’andata che al ritorno e vedere il cartello ‘Km 37’ è psicologicamente impegnativo quando quelli percorsi sono solo tre. La strada abbandona la città per dirigersi verso il mare, già che bello, qui c’è anche il mare, il fiume di persone continua trotterellando compatto in questi grandi viali, la temperatura è perfetta e diversi podisti lo esprimono in uno spagnolo comprensibile anche a me, 13, 14° con il sole e il cielo blu, rendono la giornata perfetta, finisce il lungomare il percorso si dirige verso la città. Alti palazzi moderni fanno da contorno ai viali percorsi, molte svolte, molte deviazioni, rendono la maratona forse più lenta di quanto potrebbe essere, ma questo è un problema di chi va forte, veramente forte, non vedo altro motivo perché questa non sia una delle maratone dove fare il personal best, è praticamente piana, il fondo fantastico, il clima perfetto, ma il record del percorso non è strabiliante, un ‘misero’ 2:09.
Correre è bellissimo, vedere le persone condividere questa fatica, emozioni comuni, fini comuni, ogni persona con il proprio obiettivo in mente, che sia di finire solamente, piuttosto che riuscirvi in meno di…, terminare insieme all’amico, al proprio amore o al proprio gruppo podistico.
Il mio obiettivo era di rimanere sotto le quattro ore, in realtà quello nascosto era rimanere sotto le 3 ore e 55, sono partito con la velocità che mi consentisse tale risultato, nulla di più, sono già scoppiato a Reggio Emilia, per voler strafare: solo perché ci si sente particolarmente bene nella prima metà, non significa che la crisi non arrivi alla fine e ti rimuova ogni energie vanificando lo sforzo, non voglio essere facile filosofo, ma la maratona va rispettata, sono solo alla mia quarta esperienza, pero da questa minima esperienza, per quello che mi riguarda, posso trarre un solo insegnamento, poniti un obbiettivo ragionevole e perseguilo, se la crisi arriverà, forse la testa avrà le energie per farti arrivare; a Reggio ho esagerato per i miei limiti e la testa ha trovato una scusa ‘hai esagerato quindi non ce la puoi fare’, infatti mi sono fermato, ho camminato e ho sforato il tempo previsto di molto.
Si rientra verso il centro, correndo a fianco del bellissimo Parco di Turia, un ponte e si entra nel centro, qui la testa ha spazio per rimanere occupata dall’architettura della città, grandi viali, palazzi dall’architettura dissonante moderna, classica, gotica, liberty, acciaio e vetro a fianco di pietra e mattone una dissonanza estaticamente piacevole, corro con lo sguardo alto, osservando il cielo blu, gli alberi di agrumi, le persone, le strade attraversate per lo shopping, Carrer de la Pau, Placa reina, giù a sinistra verso Plaza del Ayuntamiento, la zona di Colon e poi via verso la stazione e la plaza de toros; purtroppo il passaggio per il centro è troppo breve, sarei rimasto per queste strade tutta la maratona.
I primi quindici chilometri sono andati, la media è costante, sono stato bravino, ho mantenuto il progetto di partenza, ho bevuto al volo ad ogni ristoro, senza mai fermarmi, ora è tempo di ‘gellarmi’: apro il botticino che schizza da tutte le parti, uff, questo liquido dolciastro appiccicoso mi bagna le mani, che fastidio, per questo sono noioso, un fighetto, odio le mani appiccicose, mi fermerei a lavarle… ma non è proprio il caso, bevo il contenuto rimasto e spero possa servire.
Inizia la parte meno estetica della maratona, lunghissimi vialoni residenziali alberati di una lunghezza infinita, mi concentro sulle persone, sui miei pensieri, contando i chilometri che passano, un atteggiamento quasi compulsivo, la fatica cresce e la testa deve sopperire alla diminuzione di energie, penso al libro appena letto ‘l’arte di correre’ una frase fondamentale del libro “pain is inevitable. Suffering is optional”, un concetto che cercherò di fare mio, in queste prove di fondo dove la testa è fondamentale. Il punto di svolta, la mezza maratona e poi ancora e ancora; si corre nei due sensi del vialone, chi va e chi sta tornando, una leggera invidia per chi è più avanti, per chi è più forte, ma non importa, tanti saranno dietro, termina l’andata, si torna indietro, venticinquesimo chilometro, ci si avvicina al centro città, arriva più rapidamente del sospettato, un ponte ed eccolo il parco, lo costeggeremo dal lato opposto rispetto all’andata scendendo verso il mare e a fianco del centro cittadino, un grande viale alberato, alcuni sottopassi, il passaggio davanti all’albergo… insinua in me un pessimo desiderio.
Avevo accennato alla moderata presenza di persone, beh era solo troppo presto per gli orari spagnoli, ora un fiume di gente ai bordi delle strade, tantissimi incitamenti ‘dai, animo, animo’ che detta così farebbe rispondere… ma vieni tu a correre dopo 30km a vedere che animo ti rimane, ma in spagnolo il significato è molto diverso….;-) la folla è il motore delle gambe ormai.
Il sole è alto, è rovente, anche troppo, ricerco, non solo io, la zona d’ombra dei palazzi, degli alberi, strano la temperatura è ancora fresca, 18-20 gradi, ma il sole è abbagliante e caldissimo, arrivo sul lungomare, incrocio ‘il cartello dei 37km’ all’andata mi aveva depresso, ora non più.
Tante persone ormai camminano, arrancano, la maratona perdona poco, non perdona l’allenamento precario, un dolore trascurato, il fondo approssimativo, l’aver esagerato, per chi non va in crisi il morale aumenta, superare persone, aiuta, accidenti se aiuta, i chilometri passano 38, 39, un arrivo incredibile, la folla al bordo delle strade, delle rotonde è pazzesca, migliaia di persone, un muro di volti, strumenti che suonano, ciclisti, bambini, anziani, automobilisti neppure nervosi, anzi si godono lo spettacolo; si passa nuovamente oltre il parco, per l’ultima volta, si rientra verso la zona di partenza, una discesa verso il bellissimo parco di Turia, un rush finale di due chilometri dentro al parco, il cronometro tante volte consultato, è incoraggiante, decido di ridurre l’andatura e di godere dell’arrivo, di osservare, di provare ogni sensazione del luogo, vedo il museo della scienza da vanti a me, è l’arrivo, una zona transennata immette nella dirittura finale, una svolta a destra, inizia il pavimento flottante, il legno appoggiato sul lago scricchiola ed è morbido, una via sull’acqua riservata ai podisti, qui non c’è pubblico, solo podisti, 200m all’arrivo, il cielo è blu, i palazzi bianchi, in fondo un arco, tante persone già arrivate, ma ci sono anche io, vorrei fermarmi, arrivare passeggiando rendere lungo questo istante, ma no, corro tra tanti, piano, ma corro!!! 3:53:4x, bravo, me lo autosuggerisco, non per il mediocre risultato cronometrico, ma per avere finito, aver rispettato la programmazione, non essermi mai fermato, per aver scelto di resistere “pain is inevitable. Suffering is optional”, questa volta ha vinto la testa, forse si tratta di avere la motivazione, il luogo, la gente o un ‘perfect day’.